sabato 17 dicembre 2011

I furti con gas narcotizzanti o soporiferi

 Sono ormai diversi anni che si leggono notizie riguardanti furti commessi in appartamento con l'ausilio di gas, che ne addormentano profondamente gli occupanti.

In realtà per un certo tempo non si è capito come mai i malcapitati si svegliassero la mattina dopo accusando forti mal di testa, una stanchezza eccessiva, e non riuscissero a spiegare come mai non avessero sentito nulla, nonostante i ladri si fossero fermati addirittura, in alcuni casi, a banchettare in cucina svuotando la dispensa.

Per un certo periodo di tempo si sono confrontate due scuole di pensiero, la prima sosteneva che i ladri avevano certamente usato delle sostanze in grado di narcotizzare gli abitanti del locale svaligiato, la seconda sosteneva che la tesi del "gas narcotizzante" non fosse altro che una scusa messa in campo dagli svaligiati per giustificare il proprio sonno pesante, in quanto troppo fantasiosa e di difficile attuazione.


Finché un giorno ... le forze di polizia cominciarono a trovare, tra gli attrezzi dei ladri, bombole e flaconi sospetti.



Si è così appurato che la tecnica di appesantire il sonno dei malcapitati viene realmente e frequentemente applicata.


I gas o liquidi volatili più frequentemente utilizzati sono il protossido di azoto, il ciclopropano, l'alotano, il cloruro di etile, l'isoflurano, l'enflurano, l'etere dietilico... ...


Senza entrare in troppi particolari di carattere chimico si può affermare che appartengono a due grandi famiglie:
  • Derivati di idrocarburi, generalmente in forma gassosa
  • Derivati degli eteri, generalmente in forma di liquido volatile
Ma i ladri dove si procurano queste sostanze ?


Ovviamente sempre con la complicità di qualche operatore del settore, queste sostanze sono reperibili in genere negli ospedali, più spesso nei pronto-soccorso, più facilmente ancora nelle cliniche e/o farmacie veterinarie.


Come difendersi ?



... continua ...


lunedì 12 dicembre 2011

Il manuale "Impianti TVCC" a puntate ... (3)

Manuale  TVCC

Nel 2008 ho scritto un "Manuale del Professionista Impianti di Videocontrollo", con sottotitolo "Come diventare esperti in installazione impianti di videosorveglianza ed acquisire in pochi giorni l'esperienza di anni di lavoro".
In tutti i settori fortemente tecnologici, si sa, tre anni sono tanti, ed ora molte delle nozioni presenti in quel manuale andrebbero aggiornate.
Pur essendo il manuale ancora reperibile sul sito www.sicurex.net, nella sezione "manuali", ho deciso di ripubblicarlo un po' per volta, aggiungendo, migliorando e/o correggendo quanto nel frattempo è stato oggetto di una evoluzione tecnologica. Le parti nuove saranno inserite in corsivo rosso. Alcune parti, ritenute meno importanti, saranno invece riassunte rispetto alla pubblicazione originale.



... ... ... 

Il circuito elettronico di controllo
Il sensore CCD viene gestito e controllato da un circuito elettronico, inserito all’interno della telecamera, che permette anche una serie di regolazioni, in particolare, tipicamente:
·         L’AGC – Controllo automatico del guadagno
·         L’AWB – Autobilanciamento del bianco
·         Il BLC – Compensazione della luce di fondo
·         EE/AI – Selettore Autoshutter/Autoiris (AES/AI)
·         Il LEVEL IRIS – Regolazione del livello di autoiris
In genere sono presenti sul retro delle telecamere dei piccoli interruttori che permettono di attivare / disattivare la funzione, ed un trimmer regolabile con un piccolo cacciavite per la regolazione IRIS (Level).

L'AGC - Controllo automatico del guadagno

Il controllo automatico del guadagno o AGC, Automatic Gain Control, serve a migliorare la visione in condizioni di poca luce.

Cos'è e quando serve l’AGC?

L'AGC è un circuito elettronico che provvede ad amplificare il segnale video quando questo scende sotto ad una certa soglia, cioè quando la luminosità dell'immagine è scarsa. Il risultato è una visione più chiara in ambienti poco illuminati, che senza l'AGC risulterebbero in penombra.

Svantaggi dell'amplificazione
L'azionamento dell'AGC, rende possibile una visione altrimenti inaccettabile, ma tende a creare immagini poco naturali ed un po' "granulose" a causa dell'effetto di amplificazione. Amplificare un segnale di qualità scadente, come è un'immagine scura e sottoesposta, significa infatti amplificare anche il "rumore", ossia i disturbi in essa presenti. Nell'esempio vediamo a sinistra un'immagine veramente scura. L'attivazione del controllo automatico del guadagno rende decisamente più visibile l'ambiente, ma introduce anche un sensibile disturbo.

           
Quando attivare il controllo automatico del guadagno

L'utilizzo dell'AGC è di solito un valido aiuto se si utilizzano obiettivi con iris fisso che senza AGC darebbero in penombra un'immagine molto scura. Inserire l'AGC non ha in questo caso controindicazioni, in quanto si attiva da solo, quando la scarsa illuminazione renderebbe comunque impossibile la ripresa. Se si utilizzano obiettivi auto-iris può essere conveniente escludere l'AGC, se la telecamera lo consente, in quanto l'obiettivo autoiris, aprendosi, riesce di regola a fornire in penombra immagini molto più naturali di quelle prodotte dall'AGC.

-   La regolazione dell'obiettivo (fuoco, zoom, diaframma) va sempre fatta ad AGC disinserito, per poi eventualmente reinserirlo a messa a punto terminata.
-      Se usate obiettivi autoiris, ESCLUDETE  l’AGC.

L'AWB - Bilanciamento automatico del bianco

AWB sta per Automatic White Balance ossia bilanciamento automatico del bianco. Si tratta di una funzione che permette alla telecamera di riprodurre fedelmente i colori, rendendo il giusto "calore" dell'immagine.

La luce non è sempre bianca


Se diciamo: "luce" normalmente pensiamo a qualcosa di bianco, ma in effetti non è così. La luce può avere gradazioni diverse a seconda della fonte da cui proviene. Il sole, ad esempio, fornisce una luce bianco-blu durante il giorno mentre tende al rosso durante l'alba ed il tramonto. La luce di una lampadina elettrica tende invece di regola verso l'arancione. L'AWB serve proprio a fare in modo che il colore bianco sia riprodotto sempre bianco, qualsiasi sia la fonte di luce che lo illumina. Senza l'AWB  un oggetto bianco alla luce di una lampadina ad incandescenza, ad esempio, apparirebbe sicuramente giallo. Una volta definito il riferimento del bianco, la telecamera riesce a ricostruire con esattezza gli altri colori, rapportandoli a questo punto di riferimento.
         
- Lasciate attivo l’AWB



Il BLC - Compensazione della luce di fondo

BLC sta per Back Light Compensation, ossia compensazione della luce di fondo. Questa funziona interviene quando la telecamera riprende un soggetto scuro su uno sfondo chiaro molto luminoso.

A cosa serve il BLC?

La ripresa controluce di una area luminosa, come una vetrina o una porta esterna è assai sgradevole per la telecamera, che finisce col fornire in genere solo la sagoma di una figura nera su sfondo bianco. La ragione di questo pessimo risultato è il fatto che nella stessa inquadratura sono presenti zone d'ombra (il soggetto) e zone molto più luminose (lo sfondo). Il circuito di controllo della telecamera reagisce a queste zone luminose aumentando la frequenza dell'otturatore, peggiorando la situazione, in quanto le zone in ombra diventeranno ancora più scure e praticamente nere. L'intervento del BLC serve a riportare alla luce il soggetto in primo piano. Una tipica ripresa ove si richiede il BLC attivo è una telecamera che inquadra un ingresso esterno luminoso, oppure la vetrina di un negozio verso la strada, come si può ben vedere dagli esempi riportati in seguito.
                 
Come funziona il BLC?


Il BLC è una delle innovative funzioni resa possibile dall'avvento del controllo del CCD a microprocessore (telecamere DSP). Funziona in questo modo: Il microprocessore DSP divide l'immagine del CCD in diverse aree e misura la luminosità di ognuna di esse confrontando poi fra loro i valori rilevati. Se il DSP rileva zone indubbiamente più scure di altre, interviene sulla frequenza dello shutter adeguando la sensibilità della telecamera a questo inferiore livello di luminosità invece che a quello dello sfondo. Il risultato è che lo sfondo andrà in sovraesposizione sbiancandosi, ma l'immagine in primo piano tornerà più nitida e chiara.

-      Attivate il BLC SOLO SE la telecamera inquadra una scena con lo sfondo molto più luminoso del resto.
-      Il controluce è una situazione molto sgradita alle telecamere, anche se dispongono di BLC, se possibile cercate una disposizione tale da evitarlo.

DSP - Il controllo digitale del segnale video

DSP significa Digital Signal Processing, ossia Controllo digitale del segnale (video).

Cos'è una telecamera DSP?

Una telecamera DSP è una telecamera di nuova generazione che invece di utilizzare dei circuiti integrati analogici per elaborare il segnale video del CCD, utilizza un microprocessore. Il microprocessore DSP migliora la qualità dell'immagine e  consente numerose funzioni, non realizzabili altrimenti, come ad esempio la compensazione della luce di fondo (Back Light Compensation). I principali vantaggi delle telecamere a colori DSP nei confronti di quelle analogiche sono:

·         Immagine più definita, con contorni più netti e precisi.
·         Riduzione del rumore nel segnale video.
·       Regolazione e manipolazione dell'immagine per la correzione automatica dei difetti in tempo reale.
·         Migliore qualità dei colori, più fedeli in ogni condizione di luce.

-      ATTENZIONE, non tutte le telecamere dispongono di DSP, soprattutto quelle con illuminatore ad infrarossi integrato.

A questo punto potete già cominciare a capire come mai esistono le telecamerine CCD con illuminatore ad infrarossi reperibili su internet a 30 €, e la stessa telecamera (apparentemente) può costare molto di più. Guardando con attenzione le caratteristiche, scopriamo che quella più costosa magari usa un sensore Sony SuperHAD, ha a bordo un DSP !! ecc.

... continua ...

Saverio Piccirillo
www.sicurex.net  -  info@sicurex.net

sabato 10 dicembre 2011

Il manuale "Impianti TVCC" a puntate ... (2)


Manuale  TVCC
Nel 2008 ho scritto un "Manuale del Professionista Impianti di Videocontrollo", con sottotitolo "Come diventare esperti in installazione impianti di videosorveglianza ed acquisire in pochi giorni l'esperienza di anni di lavoro".
In tutti i settori fortemente tecnologici, si sa, tre anni sono tanti, ed ora molte delle nozioni presenti in quel manuale andrebbero aggiornate.
Pur essendo il manuale ancora reperibile sul sito www.sicurex.net, nella sezione "manuali", ho deciso di ripubblicarlo un po' per volta, aggiungendo, migliorando e/o correggendo quanto nel frattempo è stato oggetto di una evoluzione tecnologica. Le parti nuove saranno inserite in corsivo rosso. Alcune parti, ritenute meno importanti, saranno invece riassunte rispetto alla pubblicazione originale.

Capitolo 1
IL CUORE DEL SISTEMA
LA TELECAMERA
Il vero cuore di ogni impianto di videosorveglianza, ma sarebbe meglio dire “gli occhi”, è costituito dalla telecamera. E’ ovviamente il punto di creazione di ogni immagine, e può fare la vera differenza tra un impianto di alta qualità, o di qualità scadente.
A parte l’aspetto estetico ed eventuali accessori, come gli illuminatori ad infrarossi, ogni telecamera è costituita da 2 elementi fondamentali:
·         Il sensore CCD, con relativo circuito elettronico di controllo
·         L’obiettivo

Escludiamo a priori i sensori CMOS, al massimo ricordiamo che sono utili negli impianti supereconomici, nelle webcam, nei videocitofoni e nei telefonini.
-      “Preferite sempre telecamere con sensore CCD, e non CMOS”

Come per ogni regola, esiste la relativa eccezione. Alcune telecamere particolari, come ad esempio le cosiddette “Megapixel”, utilizzano sensori di grandi dimensioni (1/2”) di tipo CMOS di alta qualità. Oggi ormai (a fine 2011), si può dire che al top di gamma si trovano sempre più spesso telecamere con sensori di tipo CMOS.

Il CCD
Il CCD (abbreviazione di Charge Coupled Device) è il sensore ottico della telecamera, cioè il componente che permette di trasformare l'immagine proveniente dall'obiettivo in corrente elettrica e quindi in un segnale video.
Si tratta di un'invenzione relativamente recente (Boyle e Smith nel 1970) che ha rivoluzionato il mondo delle telecamere, trasformandole da ingombranti e costosi apparati a sempre più compatti ed economici prodotti di consumo.
Come vedremo meglio nel paragrafo relativo alla focale degli obiettivi, una telecamera dispone di una lente che è in grado di ricevere la luce esterna e ricreare un'immagine ribaltata in corrispondenza del suo punto focale. In questo punto viene posizionato il CCD.
Esso è composto da alcune centinaia di migliaia di microscopiche unità chiamate pixel ordinate su una precisa griglia che attribuisce a ciascuno una coordinata verticale ed una orizzontale.
Ogni pixel è in grado di reagire alla luce che lo investe immagazzinando una certa carica elettrica.
La carica dei vari pixel viene letta in continuazione (con una cadenza variabile regolata dall'otturatore elettronico) da un circuito di elaborazione del segnale, il quale si rende conto costantemente della quantità di luce che ha investito i vari pixel ed è in grado, su questa base, di ricreare un'immagine, più o meno luminosa, e quindi in Bianco/Nero.

Nel caso dei CCD a colori, la cosa si complica un po'. Per realizzare un'immagine a colori non basta solo l'indicazione di quanta luce colpisca il CCD ma anche quella delle sue componenti cromatiche. Le telecamere da ripresa cinematografiche professionali utilizzano per questo scopo 3 CCD su ciascuno dei quali vengono proiettate le componenti di verde, rosso e blu dell'immagine separate attraverso un prisma. Questa soluzione è però molto costosa e non viene per questo utilizzata nelle telecamere a circuito chiuso. Si ricorre invece ad un espediente per permettere ad un solo CCD di "capire" i colori dell'immagine.
Per realizzare un CCD a colori viene posta sul CCD una griglia filtrante, dove ad ogni pixel corrisponde un filtro in grado di consentire il passaggio delle sole componenti verdi, rosse e blu.
Un esempio di griglia filtrante si vede nella figura a lato. Si nota dal disegno che il numero dei filtri verdi è doppio rispetto ai filtri rossi e blu (25% blu, 25% rossi, 50% verdi) in quanto l'occhio umano è più sensibile proprio a questo colore.
Quello che nel CCD in bianco e nero era un pixel, diventa nel CCD a colori un'area di rilevazione, detta quadrante, composta da due pixels verdi, uno rosso ed uno blu. Il circuito della telecamera non farà altro che mescolare queste componenti per ricavare il colore finale di quel quadrante. Come avete visto, laddove il CCD in bianco nero utilizzava un pixel, il CCD a colori ne usa 4, ecco spiegato il motivo per cui
-      le telecamere in bianco/nero hanno di regola una risoluzione molto più alta delle telecamere a colori.

La dimensione del CCD
Esistono CCD di varie dimensioni. Nella televisione a circuito chiuso se ne sono utilizzati 5:





Telecamere attuali
CCD
1"
2/3"
1/2"
1/3"
1/4"
Altezza [mm]
9,6
6,6
4,8
3,6
2,7
Larghezza [mm]
12,8
8,8
6,4
4,8
3,6

Meglio CCD grandi o piccoli ?

Cominciamo col dire che i CCD più grandi da 1", 2/3" ed 1/2" non si usano quasi più. Il mercato della TVCC consumer si divide oggi fra CCD da 1/3" ed 1/4". Formati più grandi si usano su telecamere particolari.
La domanda che ci si pone è:"qual'è meglio?".
E' possibile rispondere in diversi modi, in linea generale un CCD più grande dovrebbe essere in grado di fornire un'immagine migliore, mentre il CCD più piccolo dovrebbe costare di meno.
In effetti si è diffusa nel mercato la percezione del CCD da 1/4" come "versione economica".
Ad essere obiettivi però, questa reputazione non è tecnicamente corretta. L'evoluzione dell'elettronica costruita attorno al CCD è tale oggi da consentire di realizzare telecamere con CCD da 1/4" con risoluzioni e qualità anche superiori a telecamere con CCD da 1/3".
Penso di dire una verità, se affermo che la dimensione del CCD non è più oggi un sinonimo di qualità di prodotto, ma piuttosto una scelta costruttiva del produttore della telecamera. Dal punto di vista dell'utilizzatore non cambia nulla.

-      “A parità di marca, tipo e risoluzione, la dimensione del CCD non è influente”.

Volete una prova di quanto sto affermando? Bene, uno dei migliori sensori attuali, il Sony EXview HAD ha la dimensione standard di ¼”.

 La dimensione del CCD e l'obiettivo

L'unica cosa da tenere presente riguarda l'obiettivo, in quanto ogni obiettivo viene costruito per ricostruire sul punto focale un immagine di una certa grandezza.
 Questa grandezza dovrebbe essere la stessa del CCD. Per questo esistono ottiche da 1/2", 1/3", 1/4" etc.
Se utilizzate una telecamera con CCD da 1/4" dovrete utilizzare una lente fatta per questo tipo di CCD, o al limite per un CCD più grande (es. 1/3"). Non potete invece utilizzare una lente per CCD da 1/4"  su una telecamera da 1/3" perché il risultato sarebbe un'immagine tondeggiante, con gli angoli neri arrotondati e con una sfocatura verso i bordi esterni dell'immagine.
-      “Obiettivi per sensori da 1/3” vanno bene anche su telecamere con CCD da ¼”, non è vero il viceversa.
L’attuale  migliore  CCD: 


Il CCD Sony SuperHad è ritenuto universalmente il miglior CCD per telecamere a circuito chiuso ed è anche il più costoso (nel 2008). Vediamo perchè.

Le microlenti (on-chip-microlenses)

C
ome abbiamo visto nel paragrafo relativo al funzionamento del CCD, lo sviluppo tecnologico ha portato a realizzare sensori sempre più piccoli, e nello stesso tempo sempre più ricchi di pixel per poter dare un'alta risoluzione.
Il problema generato da questa evoluzione era che la luce a disposizione di ogni pixel si riduceva a causa dell'estremo affollamento della superficie. Questo ha portato alla comparsa sul mercato di CCD ad alta risoluzione, ma bisognosi di molta luce per funzionare.
SONY, prima nel settore, pensò di coprire il CCD con delle microscopiche lenti, in grado di aumentare la luce che investiva ogni pixel e quindi rendere la telecamera molto più efficiente in condizioni di scarsa luminosità. Questa tecnologia è nota col nome di "on-chip microlenses" e qui a fianco è riportata una foto esplicativa.

Il SuperHAD
Il SuperHAD è la più moderna evoluzione della tecnologia di "on-chip microlenses".
La raffinata tecnologia costruttiva ha permesso di ridurre e pressoché eliminare lo spazio fra una lente e l’altra a tutto vantaggio della luminosità del CCD.
La superfice lenticolare del CCD Sony SuperHAD utilizza la massima luce disponibile, riducendo le intercapedini presenti nei CCD tradizionali e garantendo così telecamere in grado di operare in condizioni di luminosità sempre più precaria.

Ultimo nato in casa Sony è il sensore EXview HAD, installato solo su telecamere relativamente più costose, garantisce una incredibile sensibilità anche in condizioni di luce scarsissima (0,001 Lux), con un elevatissimo rapporto segnale/rumore.

Da Febbraio / Aprile 2011 è in uso il più recente sensore (in realtà si tratta di un kit sensore + processore) dal nome commerciale Sony EFFIO (R), che permette di raggiungere risoluzioni impensabili nella TVCC analogica fino a qualche tempo fa. Parliamo di 700 TVL (Linee TV, o TVLines) a colori, ben oltre il limite delle vecchie 540 TV Lines.

Il marchio e le fotografie in questo articolo sono proprietà della SONY Corporation ™.

-      Quando il budget lo permette, preferite telecamere con sensore Sony, e se possibile, con sensore SuperHAD o meglio ancora EXview”.

Oggi meglio EFFIO

La quasi totalità del resto del mercato è fatto da sensori Sharp, tipicamente da 1/4”, comunque di qualità accettabile.
Anche qui esiste la relativa eccezione, per telecamere particolari, o per usi particolari, esistono sensori HITACHI, Siemens, LG, Samsung ecc.

... continua ....


Saverio Piccirillo
www.sicurex.net  -  info@sicurex.net

giovedì 8 dicembre 2011

Il manuale "Impianti TVCC" a puntate ... (1)

Manuale  TVCC
Nel 2008 ho scritto un "Manuale del Professionista Impianti di Videocontrollo", con sottotitolo "Come diventare esperti in installazione impianti di videosorveglianza ed acquisire in pochi giorni l'esperienza di anni di lavoro".
In tutti i settori fortemente tecnologici, si sa, tre anni sono tanti, ed ora molte delle nozioni presenti in quel manuale andrebbero aggiornate.
Pur essendo il manuale ancora reperibile sul sito www.sicurex.net, nella sezione "manuali", ho deciso di ripubblicarlo un po' per volta, aggiungendo, migliorando e/o correggendo quanto nel frattempo è stato oggetto di una evoluzione tecnologica. Le parti nuove saranno inserite in corsivo rosso. Alcune parti, ritenute meno importanti, saranno invece riassunte rispetto alla pubblicazione originale.

Prefazione dell’autore
Innanzitutto voglio presentarmi, mi chiamo Saverio Piccirillo e sono uno dei soci della HAPPY s.r.l., società che si occupa di Elettronica applicata, Informatica, Telecomunicazioni, dispositivi di illuminazione a LED e Videosorveglianza professionale (www.happypc.it).
Quando alcuni anni fa (ormai sette) la nostra azienda ha deciso di aprire un nuovo settore di attività, la Videosorveglianza professionale appunto, ho dovuto affrontare una serie inaspettata di problemi, derivanti essenzialmente e principalmente da una sola cosa:
LA DIFFICOLTA’ DI DISTINGUERE, tra le migliaia di informazioni disponibili, quelle che potessero essere:
·         CORRETTE (provenienti cioè da una fonte autorevole, di cui potersi fidare)
·         UTILI (che dicessero qualcosa di interessante, immediatamente e praticamente utilizzabile)
·         ESAURIENTI (che dicessero TUTTO dell’argomento in questione)

Semplici dubbi come “ma quale sarà la lunghezza massima utilizzabile di un cavo coassiale?” oppure “che obiettivo mi occorre per riprendere bene una zona di circa 5 metri per 5, lontana 15 metri dalla telecamera?”, o ancora “perché usare connettori BNC quando esistono gli RCA, più semplici da innestare?”, “sarà legale usare trasmettitori wireless?, ed entro quali limiti?”, “riuscirò a leggere la targa, a riconoscere la persona ecc. usando quel tipo di obiettivo?”, “ma la qualità delle immagini registrate sarà simile a quelle visualizzate?”, ed infine “come devono essere i cartelli che segnalano l’area videosorvegliata?” non trovavano risposte né univoche, né complete.

Ed in ultimo le questioni riguardanti la cosiddetta “frontiera tecnologica”, cioè le tecnologie più moderne ed attuali, per le quali ogni produttore si guarda bene dal fornire ogni possibile spiegazione, al pari dei più grandi segreti di stato. Ne sono esempi le telecamere over-ip (quelle professionali, non quelle poco più che webcam), quelle brandeggiabili PTZ (Pan-Tilt-Zoom, spostabili in senso orizzontale-verticale-zoom), e quelle specifiche per la lettura delle targhe automobilistiche (varchi ZTL, ecopass ecc..).
Provate a fare un esperimento: Sappiamo che esistono ormai centinaia se non migliaia di impianti, in Italia e nel mondo, di tipo “urbano”, cioè telecamere di videosorveglianza dislocate su un territorio abbastanza ampio, tipicamente comunale, che controllano piazze, strade, varchi, incroci ecc. Provate a cercare su internet informazioni che vi facciano capire con quale sistema queste telecamere sono collegate alla polizia municipale, via cavo ovviamente è impensabile, e scoprirete poche cose, ma molto confuse. E le telecamere Speed-Dome, quelle appese che sembrano lampioncini, si muovono in tutte le direzioni e possono zoomare, ma se sono senza filo come si fa a dirgli come e dove spostarsi?
Detto questo, dopo anni di esperienze, di errori, di misure in laboratorio, alla fine si è creato in azienda un “know-how”, cioè un bagaglio di conoscenze, che adesso posso definire CORRETTO / UTILE / ESAURIENTE.

Dal lavoro di sistemazione di centinaia di pagine di appunti, fotografie, articoli, riviste specializzate, nasce questa pubblicazione che dovrebbe riuscire a colmare quella che ancora oggi è una mancanza del settore, l’assenza di un manuale chiaro ed utile su come affrontare, e risolvere, tutti MA PROPRIO TUTTI i dubbi che possono nascere quando ci si appresta a realizzare un impianto di VIDEOSORVEGLIANZA PROFESSIONALE. Ed intendo sottolineare il PROFESSIONALE, per chiarire subito che esistono dei parametri ben precisi che distinguono un impianto professionale da un impianto installato a casa propria o a quella di un amico, magari utilizzando i più economici prodotti reperibili sui mercatini e su internet.
Infatti un impianto è “professionale” quando lo si installa perché questo è il nostro lavoro, la nostra professione appunto, e non si può rischiare di perdere subito un cliente che si è appena conquistato, lasciandolo deluso dei risultati al termine dei lavori.
Il settore della videosorveglianza cresce nel mondo, da oltre 5 anni (dal 2003), ad un ritmo sempre sopra il 30% all’anno. Se paragoniamo questo dato al magro 2-3% dell’informatica ( tra l’altro a vantaggio dei notebook, tipico prodotto da supermercato), comprendiamo come siano sempre più necessari esperti in grado di affrontare la crescente domanda, e come non sia possibile improvvisarsi esperti se esperti non lo si è.
Ecco che questa guida, con le centinaia di trucchi, suggerimenti e spiegazioni, permette a chiunque voglia avvicinarsi con successo ad un mercato in evoluzione rapidissima, di recuperare il gap di conoscenza, potendo così diventare nel giro di una settimana l’esperto pluriennale che il mercato si aspetta.
Ovviamente voglio subito chiarire che l’argomento “videosorveglianza professionale” non è sicuramente tra i più semplici da affrontare, è un campo che richiede “applicazione”, come si diceva una volta, ed una buona dose di “errori” dai quali imparare. Basta riflettere un pochino per rendersi conto che “l’esperto perfetto” dovrebbe avere una buona dose di conoscenze almeno nei seguenti campi:
  • ELETTRONICA – visto che parliamo di segnali, attenuazioni in Decibel ecc.
  • FOTOGRAFIA – per districarsi tra termini come Focale, Profondità di campo, Diaframma, Controluce, Otturatore, Lux, Bilanciamento del bianco ecc.
  • IMPIANTI ELETTRICI – si tratta pur sempre di passare dei cavi, eventualmente utilizzare canalizzazioni, cassette di derivazione ecc.
  • INFORMATICA – Ormai molti impianti sono accessibili da internet ed esistono le telecamere over-IP, occorre sapere almeno per sommi capi come funziona il protocollo TCP/IP, cos’è un indirizzo IP fisso e/o dinamico, un router. Altri impianti usano proprio un PC al posto del registratore classico, il software va installato, configurato ecc.
  • TRASMISSIONI RADIO – I collegamenti senza fili usano segnali radio, un minimo di competenza riguardo alle gamme di frequenza, lunghezze d’onda, tipi di modulazione e antenne sarebbe necessaria.
Sapere tutto di tutto questo è un po’ pretenzioso, ma avere una buona conoscenza di quanto è necessario sapere si può ottenere da questo manuale !! 
Concludo con un consiglio sul come utilizzare al meglio il manuale: Nei suoi capitoli sono presenti sia informazioni pratiche immediatamente sfruttabili, sia approfondimenti teorici e/o storici. Per distinguere cosa è essenziale sapere da cosa è interessante ma non sempre necessario, ho usato caratteri differenti.
Le scritte in rosso sono da considerarsi  “consigli che non si possono rifiutare!!”
Rileggendo rapidamente solo le parti in rosso della guida, ecco automaticamente raggruppati i tanti:
-      “Trucchi e segreti per la realizzazione rapida di un perfetto impianto di videosorveglianza professionale”
Quando invece troverete paragrafi scritti con questo carattere, sappiate che potrete anche scavalcarli in una prima lettura, perché molto tecnici o perché trattano argomenti non proprio essenziali. Ma prima o poi tornateci su ed approfondite, solo così potrete acquisire quella conoscenza che farà di voi dei veri esperti, in poco tempo, come se foste ormai in questo settore da anni ed anni.
Con questo carattere invece, troverete le domande più comuni (le cosiddette FAQ), con ovviamente le relative risposte.
Questo colore identificherà invece i paragrafi aggiuntivi rispetto alla prima revisione gratuita del manuale.  
Questa pubblicazione viene pensata come e-book, cioè come libro in formato elettronico,  e quindi scaricabile da internet, inviabile via e-mail, salvabile su pen-drive, CD ecc.. Ovviamente nulla vieta che voi lo possiate stampare, ottenendo così un vero libro.
Oltre che in capitoli e paragrafi, si divide in 3 macrosezioni, o parti.
  • La prima parte è liberamente scaricabile e diffondibile, senza alcuna limitazione, da chiunque.
  • La prima e seconda parte, insieme, sono liberamente scaricabili dal sito www.sicurex.net da tutti i clienti registrati. La registrazione è gratuita e senza impegni.
Concludo augurandovi una buona lettura, ed invitandovi ad affrontare subito il primo capitolo.


Nota: Tutti i marchi citati sono di proprietà esclusiva dei legittimi proprietari.



..... alla prossima

Saverio Piccirillo